Non ho mai amato tanto lo specchio, a differenza di molte donne che ci passano le ore davanti. Quell’immagine riflessa non l’ho mai sentita veramente mia, e dire che sono sempre stata me stessa, semplicemente riflessa. Ma da qualche tempo ho imparato ad affezionarmici, a quell’immagine, forse perché so che tra qualche tempo cambierà e allora sì che forse amerò ciò che non c’è più, e che non tornerà mai più come prima.
E mentre mi guardo e mi immagino diversa, mi chiedo come sarò, se mi accetterò, se mi accetteranno gli altri, se avrò il coraggio di guardarmi. Troppe domande e nessuna risposta. Lavorare con le incognite è roba da matematici e io con la matematica non ho nulla a che spartire. Mi dico che sono stata stupida, che avrei dovuto farmi piacere come sono, e adesso che è troppo tardi mi pento della mia stupidità.
Ho ancora qualche giorno prima di andare a incontrare l’altra me, e allora vi saprò dire. Nel frattempo mi godo tutti i centimetri del mio corpo, della mia pelle, di quell’unicum che è la mia persona.