Saperlo è stato come ricevere una faccia di schiaffi, un elettroshock: è stata dura, durissima. Per giunta ero sola quando il nome della malattia è risuonato nella stanza del medico: cancro. Quante volte l’avevo sentito, letto, temuto! Mai e poi mai mi sarei immaginata che un giorno avrebbe riguardato proprio me.
E ora che la bomba è nelle mie mani, mi domando, a chi la scarico? E poi, è giusto che tutti sappiano? Forse dovrei tenermi la cosa per me, almeno per i primi tempi, vedere come si evolve la situazione e poi rendere partecipi parenti e amici. Eh già, far finta di niente: sembra poco! Come farò a sorridere, a parlare, a muovermi come se nulla fosse accaduto, come se avessi letto la storia di un’altra, come se il fatto non fosse il mio? Dovrei recitare ma non sono mai stata una buona attrice. Mi prendo mezza giornata di tempo poi deciderò cosa fare e cosa dire. Userò queste ore per rimanere da sola con me stessa, riordinare le idee e stabilire cos’è giusto e cos’è sbagliato.
Il dubbio mi dilania e spero che la nebbia che mi avvolge si diradi presto.