Negli anni ho conosciuto tantissimi medici, tra cui tanti speciali che hanno fatto della loro professione una missione, come mi piacerebbe che fosse sempre.
Con i medici mi piace essere fedele, perché il rapporto che s’instaura nel corso del tempo si rafforza e la fiducia che si ripone in loro diventa uno degli strumenti più preziosi che abbiamo per poterci affidare serenamente, senza aspettarci colpi bassi.
E quindi capita che una visita diventi un’occasione per parlare con uno che è ormai diventato amico di vecchia data, che quando ti chiede “Come stai?” non lo fa in modo stereotipato e asettico, ma esprimendo un sincero interesse per il tuo stato di salute. Sa ascoltarti, cogliere i tuoi momenti di paura e sofferenza, e sa scherzare quando la situazione non è preoccupante, per poi ricomporsi quando c’è da comunicare notizie poco piacevoli. E quando capita questo, senti che la sua voce s’incrina leggermente, abbandonando la leggerezza di pochi istanti prima.
Quello che ti arriva è un intangibile ma avvolgente senso di condivisione, che ti rende più lieve e sopportabile tutto. Senti che di fronte a te non c’è più soltanto il medico ma l’amico che ti offre il suo aiuto.
Ecco, quando vi capita un medico così, tenevelo stretto perché è un tesoro da custodire con cura.