Stamattina non mi alzerei per niente al mondo. Me ne starei accoccolata sotto le lenzuola e mi rigirerei fino a stancarmi, dimenticandomi di me stessa e degli altri.
So cosa mi aspetta e so pure che non ho voglia di mettere i piedi a terra per affrontare una giornata di sofferenza. Sono stanca del dolore, e sono stanca pure di lamentarmi. Ci sono volte in cui anche pensare mi stanca, persino l’idea di NON fare una cosa mi è pesante. Perché non fare, anche se non sembra, comporta comunque lo sforzo di decidere.
Continuo a chiedermi “che senso ha?, e se la terapia non funziona?”. Tanto varrebbe chiuderla qui, senza sofferenze aggiunte oltre a quelle che già mi provoca la malattia. Non so se in me prevalga la paura del dolore fisico o l’idea che questo dolore sia patito invano.
Eppure in tanti ce l’hanno fatta, perché con me non dovrebbe funzionare? E mentre sono immersa nei miei mille interrogativi senza risposta il resto della famiglia è già in piedi. Si avvicina il piccolo di casa, mi scocca un sonoro bacio sulla guancia e mi chiede: “Mamma, lo facciamo l’albero di Natale quest’anno?”. Mancano sei mesi, che a me sembrano un’eternità, ma gli dico comunque “Certo, piccolino”.
Ora so che DEVO alzarmi: c’è un motivo in più per farlo.