Ci sono cose che facciamo da sempre, tutti i giorni, e che troviamo talmente normali da non farci neanche più caso. Alzarci dal letto, lavarci la faccia, farci un bel caffè, vestirci, uscire. Non sappiamo neanche il numero delle volte che le abbiamo fatte, queste cose: nessuno si prenderebbe la briga di contarle.
E in questa routine che ci sembra talmente scontata da non doverci nemmeno fermarci un attimo a pensare se seguire o meno, non ci accorgiamo di quanto invece ogni piccolo gesto sia prezioso e comporti il fatto di poter contare su tutto il nostro corpo, macchina che deve essere in perfetta efficienza per poter funzionare.
Questa sequenza di piccoli riti, così apparentemente frivoli, l’ho desiderata ogni volta che una malattia mi ha impedito l’uso di un “pezzo” della mia macchina. Un pezzo che pensavo fosse inutile ma che ho finito per rivalutare perché, unito a tutti gli altri, mi permetteva di fare tanto.
Allora mi sono detta che dovevo iniziare ad apprezzare le mille piccole azioni che compivo senza sforzo perché il giorno in cui non le avrei potute fare mi sarebbero mancate tanto.
