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La paura delle parole

Pubblicato da in Parliamone ·
Piacere, sono Marinella, oppure “Piacere, sono Marco”. Chi di noi avrebbe mai paura o vergogna di chiamarsi per nome, di presentarsi? Credo nessuno. E invece quando si tratta di un tumore o del cancro, chissà perché quasi la totalità di chi parla e scrive preferisce usare uno schermo protettivo, come se cambiando le parole si cambiasse la realtà delle cose, come se non si provasse dolore, come se d’un tratto la verità si nebulizzasse.
Ecco quindi ripetersi frasi usurate e stanche come “si è spento dopo una lunga malattia”, o “soffriva da tempo”, come se questi pietosi eufemismi privassero la malattia della sua malefica potenza e del ruolo da protagonista che ha avuto nel decidere la sorte di molte persone.
Sono convinta che la battaglia contro il cancro deve iniziare da questo: dal chiamarlo per nome. Magari ci presentiamo senza dire “piacere”, basta anche “io mi chiamo… e tu, come ti chiami?”.
E poi continueremmo con il presentarlo agli altri, che inizierebbero ad accettarlo senza considerarlo il brutto anatroccolo con cui nessuno vuole fare amicizia. Il coraggio della sfida, secondo, me, parte da qui.


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