Scrivere è stata da sempre una mia grande passione. Anzi, a dirla tutta, è un bisogno fisico, ancor più che mentale. Anche se pochi usano ormai carta e penna, a me piace girare sempre con il mio taccuino in borsa, o anche dei fogli volanti e una penna, così da poter buttare giù i vari pensieri che si accalcano come pendolari su un treno affollato.
E una volta che le parole fluiscono, ordinate come bravi soldatini, o sparpagliate in un grande caos a cui solo io riesco a dare un senso, mi sento libero e leggero, come se quelle parole fossero ormai figlie del mondo, grandi e pronte per affrontarlo.
Ed è stato durante la malattia, che mi accompagna da circa un anno, che la scrittura ha acquistato ancor più valore e vigore, si è rafforzata facendo diventare più forte anche me. Non è stato facile come pensavo. Il dolore, i dubbi, la voglia di farcela, sono cose facili da spiegare e capire quando appartengono agli altri, ma quando si tratta di descrivere i nostri, beh, la faccenda diventa più complicata. E’ come una salita di montagna senza le scarpe adatte.
Quindi ho dovuto imparare a “leggere” dentro di me, fermarmi a riflettere e organizzare in maniera sensata l’effluvio di emozioni e sentimenti che sgomitavano per avere la meglio l’uno sull’altro.
Però vi dico che la scrittura mi sta aiutando, e spero aiuti tante altre persone. E se la nostra non è ancora pronta per vedere la luce, serviamoci di quella degli altri, che hanno già trovato in lei un rigenerante conforto.